Sicilia: un viaggio tra mitologia e realtà storica, tra architettura, gusto e innamoramento.

Sicilia: un viaggio tra mitologia e realtà storica, tra architettura, gusto e innamoramento.

Sicilia: un viaggio tra mitologia e realtà storica, tra architettura, gusto e innamoramento.

Secondo un antico racconto, dopo che il Padre eterno ebbe creato il mondo con i suoi colori ed elementi naturali, in fondo al suo sacco rimasero piccolissime quantità di ogni tinta e panorama. Non sapendo come distribuirle, le mise assieme e le riversò su un’isola del Mediterraneo: la Sicilia, che così divenne l’isola del sole, la più bella e favorita dalla natura, la regina delle isole.

Un viaggio nelle terre siciliane, è un viaggio nei suoi colori, suoni e sapori.

Si può visitare la Sicilia come dei moderni Goethe metropolitani, o essere degli avventurieri in vespa come Matthew Fort nel suo “Sweet Honey, Bitter Lemons”, compiendo un vero e proprio viaggio tra cibo e paesaggi che, ancora oggi, portano tracce vivide delle dominazioni che si sono susseguite nelle diverse epoche, mostrandosi con maggiore predominanza più in alcune zone rispetto ad altre.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa scriveva nel Gattopardo:
la Sicilia da venticinque secoli porta sulle spalle il peso di magnifiche civiltà”.

Perla del Mediterraneo, questa terra può essere considerata come il primo grande esempio di globalizzazione, sia nella sua architettura, che nel dialetto e sulla tavola. Qui tutto si è fuso pur mantenendo una sua identità.

I periodi che maggiormente hanno inciso sulla cultura siciliana, sono quello greco-romano, arabo, normanno, la dominazione spagnola e quella borbonica.

Un libro d’arte a cielo aperto, con edifici sacri che nel corso dei secoli hanno visto l’avvicendarsi di culti diversi, dal politeismo al monoteismo, mentre gli elementi architettonici si sono fusi l’un l’altro. Capita così di passeggiare e imbattersi nelle colonne dell’antico tempio dedicato a Minerva che sporgono dalle mura medievali, voltare l’angolo e rimanere senza fiato per l’imponente facciata barocca che segna l’ingresso dell’edificio di culto.

Persi tra paesaggi brulli si ergono le antiche rovine di templi greci e romani; è ancora possibile perdersi tra i vicoli intricati di antichi quartieri arabi e borghi medievali. Mentre si gusta del cibo da strada, e lo scirocco incombe indolente, capita di scorgere cupole bizantine tra edifici moderni, quando qualche metro più indietro si sono lasciati i ritrovamenti di terme romane o parte di un anfiteatro, circondati dal più maestoso e cincischiato barocco degli antichi palazzi nobiliari.

Che sia a causa di una dominazione o una calamità naturale, la Sicilia si è sempre ricostruita su se stessa, tornando a vivere e risplendere più ricca di prima ma senza mai dimenticare il suo passato, come accade per i suggestivi riti pasquali o le celebrazioni dei santi patroni, che ancora oggi conservano la loro connotazione castigliano-aragonese.

Cos’è la nostra tavola se non il frutto delle dominazioni che abbiamo subito e “ospitato” nel corso dei secoli? Le calamità naturali o l’incuria dell’uomo possono distruggere la testimonianza architettonica del passaggio di popoli diversi, lo stesso non accade – per fortuna – con la cucina. Ogni volta che ci sediamo a tavola: mangiamo la storia dei nostri antenati.

I diversi popoli che hanno dominato questa terra, partendo dai greci, fino ad arrivare ai Borbone, hanno lasciato sulle tavole dei siciliani incredibili meraviglie, che sono andate ad unirsi alle sue materie prime, la cui alta qualità è dovuta alla posizione geografica ed alla diversità dei territori, partendo dal livello del mare per culminare ai 3300 metri del “Mungibello”.

Da Caltanissetta a Trapani vi è la predominanza di una gastronomia opulenta nella quale prevale il contrasto dei sapori, tipico del gusto arabo; da Messina a Siracusa, fino ad Agrigento, la cucina evita l’agrodolce, l’uso di uvetta, mandorle e pinoli, si utilizza meno zucchero nelle salse e nei sughi. L’allevamento del bestiame nell’entroterra e la pesca lungo la costa, consentono al visitatore di poter trovare la tipica cucina marinara e quella più rustica della campagna.

Dalla Sicilia ci si deve allontanare di schiena, perché se ti volti lei ti fa la malìa, ti sicilianizza, ti bacia il cuore e non vuoi più andartene.

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