SETTIMANA SANTA: GLI EMOZIONANTI RITI DELLA PASQUA IN SICILIA

SETTIMANA SANTA: GLI EMOZIONANTI RITI DELLA PASQUA IN SICILIA

Settimana Santa: gli emozionanti riti della Pasqua in Sicilia

Se è impossibile elencare tutti i riti che caratterizzano la Settimana Santa nei comuni dell’isola, il filo conduttore è il sentimento che unisce i cittadini che in massa partecipano alle processioni dei Misteri, Morte e Resurrezione di Cristo, in tradizioni popolari che legano la Sicilia alla dominazione spagnola, fortemente cattolica, alla terra e al mare.

La Sicilia è fortemente legata alle proprie radici, storiche e culturali, visitarla nel periodo della Pasqua è come effettuare un viaggio nel tempo e nelle tradizioni pagane, cattoliche e cristiane ortodosse che ancora oggi convivono in alcune parti dell’isola.

Prendere parte ai cortei delle processioni ha un forte impatto emotivo e suggestionale.
I fedeli nelle processioni figurate, non sono attori in abiti di scena, ma vivono le emozioni del personaggio che stanno riportando in vita: lunghe file di bambine e ragazzine vestite da addolorate, con lo sguardo perso e malinconico, che seguono le vare con il Cristo deposto; i confratelli delle varie congregazioni – associazioni di mutuo soccorso riconosciute sin dai tempi dei sovrani spagnoli – nelle loro tuniche da Babbalucchi o Mammalucchi, con sguardo severo fissano dritto davanti a loro quando non sono incappucciati da un copricapo a punta alta e due sole fessure per gli occhi, scandiscono il ritmo del passo di vara con bastoni di legno e fiaccole che illuminano la notte buia; la banda musicale che intona musiche toccanti e tristi; il suono lugubre e legnoso della troccola di legno che sostituisce le campane a lutto, alla chiusura dei sepolcri al passaggio della vara.

Per quanto riguarda i “Sepolcri” – gli altari della deposizione che vengono allestiti all’interno delle chiese, col tabernacolo aperto e l’eucaristia esposta – la tradizione dei siciliani è quella di visitarli in numero dispari il Giovedì Santo, in almeno tre parrocchie differenti o che comunque le visite siano svolte per un numero di volte dispari. Tra gli addobbi simbolici troviamo pane, arance e fiori bianchi, non mancano mai le piantine con il frumento germinato al buio, retaggio legato alle antiche feste Adonie.

Trapani, Enna, Aidone, Caltanissetta, Prizzi, Adrano: c’è un motivo per il quale vengono annoverate come mete simbolo della Pasqua in Sicilia.
Non lascia indifferenti vedere sfilare la Processione dei Misteri – statue di legno molto pesanti portate a spalla, perché sull’isola è rimasta l’usanza di portare a spalla le pesanti “vare” durante le processioni – nel Venerdì Santo a Trapani e, in un rituale simile ma il Giovedì Santo, a Caltanissetta.

Caratteristica della Pasqua a Mineo è invece la sfilata dei nudi.

Di origine medievale “I Diavuazzi di Pasqua”, la Diavolata e l’Angelicata di Adrano (Catania): dalla botola di un palco escono cinque diavoli vestiti di rosso, accompagnati da fiammate e fumo, Lucifero, la Morte ed un angelo (rappresentato da un bambino), un gioco in cui un angelo combatte contro il Diavolo, cercando di fargli pronunciare le parole “Viva Maria”; a Prizzi (Palermo) troviamo qualcosa di simile ne “Il Ballo dei Diavoli”: in quel filo sottile che lega la Sicilia al sacro e al profano, il giorno di Pasqua i due Diavoli con abiti di tela rossa, una maschera in viso e una catena in mano, e la Morte con una tuta gialla e una balaustra in mano, tentano di impedire l’incontro tra Cristo e la Madonna, portando scompiglio tra la folla!
Mescolati tra la gente, alcuni cittadini si travestono da “diavoli” indossando grandi maschere dall’aspetto torvo, con corna e un manto di caprone che copre anche le spalle sopra a costumi di tela rossa e attraversano la città al fine di catturare dei prigionieri da condurre all’inferno. L’inferno non è che un’osteria dove i “dannati” sono obbligati a bere vino e ad offrirlo ai presenti. Tutto questo fino a tarda sera, quando a botti ormai svuotate, la Vergine accompagnata da uno stuolo di angeli, interviene a liberare i malcapitati!, ma i dannati non si daranno per vinti e cercheranno di corrompere ancora i loro prigionieri offrendogli dei dolci.

Toccante “A ‘Scinnenza” “A scisa a’ cruci” a San Cataldo, così come a Ramacca.

Uno dei riti quaresimali più antichi in Sicilia è “La calata dei veli” a Termini Imerese.

Per assistere ad una rappresentazione ancora più particolare, vi consigliamo Santa Cristina a Gela, qui nell’ultimo venerdì di Quaresima viene cantato in lingua albanese il canto della Resurrezione di Lazzaro mentre il venerdì santo viene intonato in dialetto siciliano il canto della Passione. Anche a Mezzojuso (Palermo) si svolge il rito greco-bizantino, Pasqua Arbëreshë. La Domenica di Pasqua i caratteristici riti in entrambe le parrocchie si svolgono anche nelle località di Piana degli Albanesi e Contessa Entellina. Gli abitanti indossano gli abiti tradizionali del XV secolo e con le mani benedette vengono dipinte le uova di colore rosso. Dopo la Messa si svolge poi la processione del Sacro Velo, un pezzo di stoffa in cui i credenti possono rappresentare il volto di Cristo.

Origine orientale ha invece la Pasqua a Caccamo, con U Signuruzzu a Cavaddu che si svolge nella Domenica delle Palme, e si dice essere la più antica manifestazione tradizionale dell’isola.

E ancora Marsala, Pietraperzia, Trapani, Scicli con “L’uomo vivo”, Modica con la Madonna “Vasa Vasa” un rito che risale al 1600, e poi S. Fratello (Nebrodi messinesi) dove centinaia tra contadini e pastori si travestono da “giudei” con giubbe rosse e gialle impreziosite con motivi floreali e ricami, un cappuccio rosso che ricopre la testa – costumi dovrebbero ricordare le vesti indossate dai soldati romani che flagellarono Gesù, e la particolarità è che vengono tramandati di padre in figlio come eredità. Tra squilli di trombe e scricchiolii di catene, i giudei percorrono le vie della città agitando allegramente dei campanacci per distogliere l’attenzione dal dolore della morte di Cristo.

A Terrasini (Palermo), il giorno del sabato santo, viene reciso alla radice un albero selvaggio, di solito un albero di agrumi, viene poi addobbato dal comitato della festa degli scapoli. Il peso dell’albero raggiunge circa i 50 chilogrammi; i “schietti”, ovvero gli scapoli, daranno prova di forza sollevando con un solo braccio quest’albero così addobbato, per impressionare le donne in cerca di marito; l’albero viene portato per le vie del paese e fino al balcone della donna amata, così che lei possa staccarne un ramo se accetta la proposta di matrimonio. Una festa propiziatoria che simboleggia la fertilità della donna, mentre la benedizione degli alberi simboleggia il ritorno della primavera, da sempre evento di primaria importanza nell’economia agricola della Sicilia.

Non potevano mancare i dolci tipici della tradizione che troverete solo a Pasqua: l’agnello di pasta reale; u pupu o l’aceddu cu l’ova, un biscotto di frolla dalla forma antropomorfa o di un uccello, con un uovo sodo; e lei, la regina della tavola “la cassata”. Altri dolci tipici pasquali sono i biscotti quaresimali, fatti con mandorle tostate tritate. I “Pupi di Cena” o “Pupi di zucchero”, preparati per la cena del Giovedì Santo, ricordano i Paladini ispirati all’opera dei Pupi. Tra i pani votivi la “curuna ru Signuri”, che ha la forma di una ciambella lavorata a treccia e la “tinagghia”, entrambe rimandano alla crocifissione del Signore.

Elencare tutti i riti della Pasqua in Sicilia è impossibile e si fa torto a quelli che non trovano spazio, il consiglio di Sense Sicily, il vostro concierge di lusso, è quello di tornare più volte a visitare l’isola in questo periodo: organizzeremo per voi i tour più suggestivi tra usanze greche, bizantine, arabe e spagnole che si sono fuse nel rappresentare la Pasqua e il ritorno della primavera in Sicilia.

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